Il Monastero di Sant’Anna è un complesso monumentale che ospita un monastero benedettino, situato nel centro storico di Bastia Umbra (Perugia).
Storia
La fondazione del monastero di Sant’Anna risale al dicembre 1602 quando papa Clemente VIII (1592- 1605) concesse alle monache benedettine di San Paolo delle Abbadesse di tornare a Bastia, dopo che dal 1431 durante le lotte tra Perugia e Assisi le stesse furono costrette a rifugiarsi nella città serafica.
In questa occasione i bastioli vollero che le monache si stabilissero entro le mura civiche e per questo il papa, tramite il cardinale Pietro Aldobrandini (1571 -1621), comunicò la concessione dell’antica Rocca dei Baglioni al Comune, con l’obbligo di edificarvi una chiesa e un monastero di clausura femminile destinato ad ospitare la comunità di San Paolo delle Abbadesse.
Il 14 febbraio 1606, la comunità monastica fece il suo ingresso nell’antica fortezza. L’adattamento degli edifici iniziò nel 1608 e fu completato nel 1649, anno in cui il complesso venne consacrato dal cardinale Paolo Emilio Rondinini (1617 -1668), vescovo di Assisi, e dedicato a Sant’Anna.
Le benedettine rimasero nella città in maniera continuativa fino a che dovettero lasciare il loro cenobio durante l’occupazione francese (1808 – 1814) e all’indomani dell’Unità d’Italia, quando il monastero fu soppresso nel 1867 dallo Stato, concedendo al Comune la proprietà del complesso.
Dopo aver riacquistato nel 1904 metà dell’immobile e nel 1957 un’ulteriore parte, le monache tornarono a Sant’Anna, sottoponendo il monastero a lunghi e complessi lavori di restauro, cui si deve l’aspetto odierno.
Descrizione
Il complesso monastico, imponente e sobrio si compone di due corpi di fabbrica:
Chiesa di Sant’Anna
Monastero
Chiesa di Sant’Anna
La chiesa, dedicata a sant’Anna, a navata unica, fu realizzata nel XVIII secolo grazie al contributo della contessa perugina Artemisia Baldeschi.
L’aula liturgica si presenta a navata unica, coperta da una volta a botte con quattro strombature, illuminata da due finestre per lato e articolata in due spazi: uno, con il presbiterio al centro rialzato di alcuni gradini, destinato ai fedeli, l’altro con il coro delle monache posto su un alto podio accessibile con un’ampia scalinata.
Nel 1968, in osservanza della riforma liturgica, apportata dal Concilio Vaticano II, fu rimosso l’altare barocco, per essere sostituito con uno lineare in pietra rosa di Assisi, e furono scialbati i dipinti murali realizzati nel 1923 sulla parete di fondo da Elpidio Petrignani (1878-1964), raffiguranti:
a sinistra, San Mauro
a sinistra, Santa Scolastica
All’interno attualmente si conservano:
all’altare, Madonna con Gestì >Bambino fra sant’Anna, san Francesco e santa Chiara d’Assisi (1703), olio su tela di Francesco Provvidoni: il pittore mori, colto da un malore, mentre stava ultimando questo
sulla parete destra, >San Benedetto da Norcia (seconda metà del XVIII secolo), olio su tela di Francesco Appiani.
sulle strombature del soffitto, quattro dipinti murali tondi con San Gregorio M agno, Sant’Anselmo d’Aosta, Santa Matilde di Hackeborn e Santa Gertrude di Helfta (1923), affreschi di Elpidio Petrignani.
La chiesa è sede religiosa del Rione Portella (blu).
Monastero
Il monastero, che si sviluppa intorno ad un chiostro ad archi ribassati, si articola su tre livelli:
nel piano seminterrato, il magazzino, la cantina e la lavanderia;
al primo piano, la chiesa, la sacrestia, il coro, il refettorio, la cucina e la dispensa;
al secondo piano, i dormitori.
Nel lato occidentale, oltre la strada che costeggia il monastero, è presente un grande orto, circondato da alte mura, tuttora coltivato dalle stesse religiose, che lo raggiungono attraverso un camminamento coperto sopraelevato.
Teresa Morettoni
Note:
Dall’osservazione delle murature originali della Rocca si è individuato un arco in laterizio che introduce alla corte del fortilizio (oggi Chiostro). L’arco, ribassato con un architrave in travertino ha permesso la realizzazione di una lunetta affrescata con l’immagine della Madonna con il Bambino, affiancata da S. Anna, riceve la devozione di S. Benedetto di Norcia. L’analisi stilistica dell’opera suggerisce di ascriverla al pennello di Francesco Provvidoni (Bologna 1633 – Bastia Umbra 1703) il quale peraltro morì in questa terra mentre eseguiva la pala dell’attigua Chiesa.