E’ stato eretto nella conformazione attuale di fronte alla sede municipale in ricordo dell’eroina risorgimentale, nata a Bastia Umbra nel 1826 e morta nel 1849 presso la porta San Pancrazio a Roma combattendo in difesa della Repubblica Romana.
L’attuale monumento è stato realizzato nel 1964, in sostituzione di un altro, opera di Vincenzo Rosignoli, eretto nel 1910 in piazza Mazzini, del quale riutilizza il busto e il pannello bronzeo centrale, i quattro pannelli in bronzo, aggiunti con scene della vita dell’eroina sono dello scultore Artemio Giovagnoni.
Era figlia del fornaio Michele e di Diana Trabalza, giovanissima si trasferì con la famiglia a Foligno.
A Foligno, appena quindicenne conobbe il conte Luigi Porzi, cadetto delle truppe pontificie, con cui condivideva il cortile di casa. I due si parlavano dalle finestre delle rispettive stanze, e si incontrarono più volte scambiandosi una promessa di matrimonio, come rivelerà Porzi molti anni dopo. Tuttavia, il diverso ceto cui le due famiglie appartenevano , ricca e nobile quella di Luigi originaria di Imola, borghese quella di Colomba , determinava l’ostilità verso questa unione, tanto dei Porzi che degli Antonietti. Dopo che i giovani furono sorpresi a parlare tra loro dalle finestre, scoppiò uno scandalo in seguito al quale il giovane fu trasferito a Senigallia. Tuttavia, il provvedimento non riuscì ad impedire le nozze.
Nella Chiesa della Misericordia di Foligno, all’una di notte del 13 dicembre 1846 Colomba sposò Luigi Porzi. Alla celebrazione erano assenti quasi tutti i parenti degli sposi (con l’unica eccezione del fratello di lei, Feliciano).
Nel 1848- 1849 il marito aderì alla Repubblica Romana. Colomba, romantica figura, per combattere al suo fianco si tagliò i capelli e si vestì da uomo indossando l’uniforme da bersagliere.
Inizialmente partecipò alla Battaglia di Velletri (18 – 19 maggio 1849) e di Palestrina, contro le truppe borboniche, dimostrando intelligenza, coraggio e valore, tanto da meritarsi l’elogio di Giuseppe Garibaldi.
Tornata a Roma, si impegnò nel soccorso dei feriti pur continuando a combattere; nell’assedio di Porta San Pancrazio morì sotto il fuoco dell’artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana. Colpita in pieno da una palla di cannone il 13 giugno, spirò pochi istanti dopo tra le braccia del marito; la tradizione vuole che morendo avesse mormorato: “Viva l’Italia”.