Pieve S. Angelo

Pieve S. Angelo

Oggi Auditorium

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Descrizione

L’ex Chiesa di Sant’Angelo è ubicata sul lato orientale di Piazza Umberto I, fulcro dell’antico centro storico: l’edifico sacro, oggi sconsacrato, è trasformato in auditorium.

Storia

Nell’Alto Medioevo, il borgo bastiolo rappresentava uno dei primi avamposti territoriali della Diocesi di Assisi nella pianura segnata dalla presenza del fiume Chiascio.  Esso fu un centro pievano e la sua pieve (pievania, dal latino plebs, “popolo”, ossia una chiesa con annesso battistero o fonte battesimale) era proprio Sant’Angelo, dedicata all’arcangelo Michele. La chiesa fu edificata al centro dell’abitato, che aveva come fulcro l’attuale piazza Umberto I, in linea diretta con l’ingresso di Porta S. Angelo, dotata probabilmente di un ponte levatoio. La datazione del primo edificio, dedicato a san Michele arcangelo, non è certa, ma probabilmente era già esistente nel IX secolo. La prima traccia documentata dell’esistenza della chiesa risale al 1294, quando il nome compare in un testamento dove il de cuis richiedeva la sua sepoltura in “Santi Angeli de Insula Romanesca” . Alla fine del XV secolo, con l’accrescimento del borgo bastiolo e dei fedeli, la chiesa fu ricostruita, sulle fondazioni del precedente edifico, nelle forme strutturali come in parte ancora oggi appare. All’interno, era decorata con dipinti murali ad affresco di scuola umbra, dei quali furono in gran parte committenti i membri della famiglia perugina dei Baglioni, durante la loro dominazione su Bastia (1431 – 1571), fra cui i più significativi erano quelli realizzati da Tiberio d’Assisi. Nel 1499, l’altare maggiore venne dotato dello splendido polittico eseguito dal folignate Niccolò Alunno, oggi conservato nella Chiesa di Santa Croce. Nel XVII secolo vi avevano sede cinque confraternite (SS. Sacramento, Madonna della Pietà, Madonna di Loreto, S. Martino e S. Biagio), ciascuna dotata di un proprio altare con pala dipinta su tela (andate disperse), ricordate anche nella visita pastorale del 1717, eseguita dal vescovo Marco Palmerini (1716 – 1731), e di stendardo processionale proprio. Nell’anno 1788, il papa Pio VI, su richiesta del vescovo Carlo Zangheri (1780 – 1796), istituì a Santa Croce un collegio di nove canonici, per amministrare la nuova sede parrocchiale, del quale divenne priore il pievano di Sant’Angelo, che in tale occasione perse il titolo di chiesa parrocchiale. Da quel momento cominciò la decadenza della chiesa e tutte le cerimonie religiose iniziarono a essere celebrate nella nuova collegiata, divenuta tra l’altro anche più centrale rispetto all’abitato in espansione. Il terremoto del 1832 provocò il crollo di una porzione di tetto e varie crepe nei muri. Inoltre, nel 1858 la Topografia Statistico-Civile di Bastia documenta che la chiesa era ormai semidiruta e usata a sepolcreto. Dopo l’Unità d’Italia, per effetto del decreto Pepoli (13 dicembre 1860), l’edificio passò al demanio statale e poi al Comune di Bastia. Dagli atti municipali, conservati nell’archivio storico, risulta che la chiesa, ormai sconsacrata, tra il 1872 il 1888 fu affittata a privati, che la utilizzavano a magazzino di legname. Nel 1894, dopo un lungo contenzioso giudiziario, il parroco riuscì ad ottenere dal Comune la reintegrazione dell’edificio nelle pertinenze ecclesiastiche, ma la Commissione delle Belle Arti gli impose la responsabilità di conservare “scrupolosamente quegli avanzi di pittura”. Nel 1899, l’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti, su disposizione dell’allora direttore Giovanni Sacconi, dispose il distacco delle principali opere. L’operazione di recupero dei dipinti murali fu affidata a Domenico Brizi, che li fece trasportare e collocare nella Chiesa Collegiata di Santa Croce. Nei primi decenni del XX secolo, fu trasformata in sala cinematografica e, in seguito, adibito a sala teatrale e ricreativa, perdendo a poco a poco la sua fisionomia originale, finì così con l’essere venduta a privati, che la adibirono a magazzino, stravolgendone l’interno e parti delle strutture di copertura. Nel 2003 il Comune ha deciso di riacquistare l’edificio e, dopo un lungo lavoro di restauro e complessi lavori strutturali, è stato riaperto al pubblico il 2 dicembre 2017 come auditorium. Il Rione Sant’Angelo (giallo) ha la denominazione di questa chiesa, ma la sua sede religiosa sarà la nuova parrocchiale di San Marco Evangelista.

Descrizione

Esterno
La chiesa, costruita in pietra rosa e bianca del Subasio, presenta una facciata a capanna, decorata sulla sommità da archetti in laterizi. È attualmente aperta da un unico portale d’ingresso, sormontato da una grande finestra, ma in origine presentava una doppia porta e aveva al centro una finestra a oculo. Sulla facciata si nota un elemento di spoglio di epoca romana:
  • Epigrafe funeraria (fine del I secolo a.C.), in travertino, che presenta una lacunosa iscrizione nella quale si legge ”(Op) TATUS / (di) SPENSAT (or)“: la seconda riga ci permette di riconoscere un ”dispensator”, cioè un personaggio di rango servile addetto all’organizzazione di una fattoria. Gli elementi superstiti potrebbero essere pertinenti al cognome del personaggio menzionato.
Interno
L’interno della chiesa, orientata (ossia con l’abside rivolto a Est), si presenta a pianta rettangolare a unica navata scandita da tre archi a sesto acuto, sostenuti da sei paraste in muratura con cornice orizzontale d’imposta: elemento tipico dell’architettonica umbra. Gli archi sostengono una copertura in legno lamellare, ma in precedenza un tetto a capriate. Il presbiterio, scandito da tre campate, è coperto da altrettante volte a crociera sorrette da otto colonne: due centrali, in laterizio con capitelli in travertino bianco, riccamente decorati con quadrigli e una foglia d’acanto liscia alternati; le altre sei, inglobate nelle pareti laterali, presentano alla sommità capitelli in pietra a una sola corona a foglie d’acanto lisce.  

Scheda a cura di Teresa Morettoni (2019)

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