LE ORIGINI
La tradizione indica gli Umbri come i primitivi abitanti, gente antichissima in quanto esisteva prima degli Etruschi e dei Romani, è attestata la loro presenza in un’epoca anteriore al V secolo.
Era una stirpe potente d’avanzata civiltà, gente sacra per fede e guerriera per difesa armata del proprio territorio in quanto non combatteva per conquistare.
Furono poi gli Etruschi a stanziarsi ad occidente del Tevere che rimase, per secoli, il confine tra le due popolazioni. Chiamati anche Tirreni, erano sbarcati sulle coste toscane e si erano insediati nella regione che, da loro, prese il nome di Etruria, da dove incominciarono a espandere il dominio sottomettendo, tra l’altro, la città di Perugia e respingendo gli Umbri al di là del fiume.
La prima penetrazione dei Romani risale al IV secolo A.C.; circa cinquanta anni dopo, tutta la regione umbra passava sotto di loro.
CIPPO DI CONFINE TRA UMBRI ED ETRUSCHI
AGER EMPS ET TERMNAS OHT C. V. VISTINIE NER. T. BABR. MARONATEI VOIS. NER. PROPARTI T. V. VOISIENER SACRE STAHU
Terreno acquistato e delimitato dai magistrati Caio Vistinio figlio di V. E. Nerazio Babrio figlio di Tito, durante il maronato di Vois. Proparzio, figlio di Nerazio e di Tito Voisieno, figlio di V. sono inviolabile posto sacralmente.
l’Età di Mezzo anteriore al Mille comincia sostanzialmente con le invasioni barbariche ed il crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476). Anche l’Umbria, verso la fine del IV secolo subisce i danni conseguenti le violente ondate distruttrici.
Già stremata dalle incursioni dei Goti, è coinvolta in una fase della guerra combattuta contro di loro dai soldati greci (535/553) inviati dall’imperatore Giustiniano il quale trasformò l’Italia in una provincia dell’Impero d’Oriente, dopo la vittoriosa battaglia di Tagina (oggi Gualdo Tadino) e la morte dell’ultimo re goto Teja.
Nel 568 era in agguato un altro cataclisma. I Longobardi, rotti i confini orientali d’Italia, dilagarono per la penisola spingendosi oltre il Tevere e installandosi nel Ducato di Spoleto. La controffensiva bizantina fermò i nuovi invasori sul Chiascio il quale divenne così il confine e il campo di battaglia tra l’Umbria bizantina e i barbari dell’altra sponda. Pertanto l’Insula Romana o Romanesca rappresentò un luogo forte di frontiera contrapposto al gastaldato longobardo di Assisi. La divisione operata dal fiume tra il Ducato Bizantino di Perugia, corrispondente al corridoio che univa Roma a Ravenna, e quello Longobardo di Spoleto fu talmente radicata nella memoria degli abitanti, che le campagne, a sinistra del Chiascio, furono chiamate Territorium Langubardorum e quelle a destra Territorium Romanorum.
Un’ultima testimonianza è offerta oggi dal vocabolo Romavecchia, località tra S. Lorenzo di Bastia e Costano, e dalla presenza del Castello omonimo, registrata dalle carte del ‘600 nella stessa zona.
Quando verso la fine dell’VIII secolo i Franchi di Carlo Magno invasero l’Umbria, il nostro territorio entrò a far parte della giurisdizione del Ducato di Spoleto, principato franco dall’ 821 al 920, divenuto una provincia del Sacro Romano Impero.
Con il diffondersi del Feudalesimo , si veniva a configurare uno Stato temporale della Chiesa, grazie alle donazioni dei sovrani longobardi e franchi al Papa in cambio del suo appoggio morale.
Agli inizi del IX secolo, il dominio pontificio comprendeva: il Ducato di Ravenna, il Ducato di Spoleto, cioè l’Umbria alla sinistra del Tevere, e la Marca inferiore.
In questo excursus storico non compaiono riferimenti da consentire una ricostruzione delle origini di Bastia, intorno alle quali è possibile fare solo congetture.
Che fosse antica lo attestano vari avanzi dì edifici romani trovati sul luogo come architravi, fregi, tronchi di colonna, capitelli, in ville rustiche, sepolcreti.
L’abitato affiorerà soltanto dopo il Mille quando, con il nome di Insula Romana, incomincia ad apparire in documenti dei secc. XI e XII, finché nel sec. XIII entrerà a pieno titolo nella Storia.
Dopo una certa tranquillità favorita dall’isolamento territoriale, la piccola terra fu trascinata in una serie di guerre legate a interessi municipali intrecciati a quelli dell’Impero.
Il sorgere dell’età comunale aveva trovato Assisi in lotta con alcuni castelli vicini, tra cui Isola e Cannara, per questioni di confine.
Un fenomeno costante nella vita del comune era difatti caratterizzato dalla conquista del contado con la conseguente subordinazione della campagna alla città. Erano i tempi in cui il Papato si preoccupava del predominio imperiale in Italia perché Federico I, appellandosi al diritto romano, ricercava una giustificazione autonoma alla propria autorità indipendentemente dalla investitura ecclesiastica.
Assisi diverrà ghibellina per respingere le mire espansionistiche della guelfa Perugia la cui politica mirava ad assoggettare territorio e manodopera soprattutto nella zona di massima importanza strategica: Isola, oggi Bastia. Il Castrum Insule si presentava allora come una roccaforte nel cuore della pianura con il vecchio castello e il borgo protetti da una valida cinta muraria.
AL CENTRO DELLE VIE DI COMUNICAZIONE
Il territorio umbro era servito da una rete stradale che si diramava in tutte le direzioni. Lo stesso abitato di Bastia fu favorito nelle comunicazioni per essere attraversato dalla Via Antiqua, un’importante arteria di raccordo tra la Flaminia e l’Amerina, esistente già in epoca romana. Univa Perugia a Foligno, punto di convergenza della via Flaminia, proveniente da Roma per Narni, Carsule e Bevagna, con il diverticolo per Spoleto. Percorreva longitudinalmente la valle Umbra in direzione Ovest e, lasciata a destra la Porziuncola, proseguiva per la strada di S. Costanzo fino all’Isola Romana.
Penetrava nel primitivo nucleo urbano entrando dalla porta Orientale per uscire dalla porta S. Angelo e da lì, superato il Chiascio su un ponte di legno, attraversava la località di S. Lucia per inoltrarsi in direzione della chiesetta rurale dedicata alla Madonna di Campagna. Era questa una zona posta tra il Tevere e il Chiascio così denominata per la fertilità del suolo, rispetto all’ambiente paludoso e insalubre della bassa pianura. La terra di “Campagna” è bene evidenziata nella carta del Tenitorio Perugino rilevata nel 1577 dal frate domenicano Egnazio Danti, scienziato e cosmografo di Perugia.
Si tratta di una delle tavole geografiche dipinte sulle Logge Vaticane per incarico di Gregorio XIII. La via Antiqua incrociava poi, nelle vicinanze dello Spedalicchio, la Strada Traversa proveniente da Torchiagina, sfiorava la macchia di Colle verso Brufa, varcava il Tevere e si innestava con la via Amerìna, diverticolo della Flaminia da sotto Orte la quale assicurava le comunicazioni tra Roma e Ravenna, toccando Todi, Bettona, Perugia da dove si dipartivano le strade per Gubbio, Arezzo, Chiusi.
Il Territorio era altresì percorso dalla Via Francigena, la più importante strada a livello nazionale e internazionale. Era infatti compresa in un grande itinerario europeo che collegava Roma alla Francia, avvalendosi del tracciato delle antiche vie romane e punto di incontro di numerose ramificazioni.
Nata per unire attraverso il passo della Cisa i territori Longobardi separati (Ducati di Benevento e Spoleto) con Pavia, capitale del regno Longobardo , assunse questa denominazione quando divenne il principale collegamento stradale con il Nord Europa, l’Europa dei Franchi. In seguito per la sua funzione di Via dei Pellegrini, aggiunse l’appellativo di Rominisca o Romea cioè strada che conduceva a Roma. Penetrava nel nostro territorio risalendo il Tevere da Orvieto diretta a Todi, Bettona, Passaggio di Assisi, da dove tenendosi alla base dei monti, dalla chiesetta di S. Trinità a S. Salvatore delle Pareti, oratorio di un ospedale di crociferi per i pellegrini, raggiungeva, aldilà del Tescio la via di Campiglione, alla quale associava il suo nome, immettendosi in tale percorso fino a raggiungere Collestrada dove si trovava aperte le strade per tutte le direzioni.
La stessa denominazione fu attribuita alla strada Traversa, che incrociava ad Ospedalicchio ed era diretta alla voltata di Brufa, come documenta per entrambi i tratti la cartografia del ‘600 nonché la carta della rete viaria all’epoca di S. Francesco riproposta dal Fortini.
Vediamo pertanto come ai nomi originari delle strade si aggiungesse, per alcune, anche quello di “Francesca” o “Francigena” a significare che, percorrendole si sarebbe raggiunto l’antico tracciato delle principali direttrici giubilari. Si favoriva, in tal modo, il cammino dei pellegrini perché, con le sue molteplici varianti, toccava più contrade e diverse province dando sostegno al detto che tutte le strade conducono a Roma. Non a torto c’è stato anche chi l’ha definita l’autostrada del Medioevo.
Una strada collegava Assisi con Perugia. Partiva da porta S. Francesco con il nome di strada di Campiglione: via qua itur ad balyam Insule superava il Tescio a S. Vetturino e quindi il Chiascio su ponti di legno svolgendosi fino a Collestrada dopo aver incrociato allo Spedalicchio la Strada de Traversa, detta anche Traversa di Campagna.
Questo percorso medievale si avvantaggiò con la costruzione in muratura del ponte sul Chiascio, voluto da Paolo III, consapevole della necessità di sostituire lo stretto ponte in legno e favorire le comunicazioni tra Assisi e Perugia.
Progettato dall’architetto Galeazzo Alessi fu adornato con gli stemmi di Paolo III e di Gregorio XIII il quale, nel 1581, restaurò il manufatto danneggiato dal tempo e dalla violenza dell’acqua.
La realizzazione di tale imponente opera viaria consentì a Clemente VIII di aprire la Strada de li Angeli retta e nova, forse in vista del Giubileo del 1600 anche perché era in fase di ultimazione la Basilica di S. Maria degli Angeli. Qui difatti convergeva il grande afflusso di pellegrini per la festa del Perdono onde lucrare l’indulgenza concessa a S. Francesco da Onorio III il 2 agosto 1216.
Questa nuova strada papale univa la Porziuncola con la porta S. Rocco di Bastia da dove entrava nella piazza grande dell’Aggiunta per uscire dalla porta Perugina o Portella e raggiungere il ponte sul Chiascio.
Veniva in tal modo aperto un altro percorso alla via Antiqua il quale divenne il preferenziale specie dopo che fu classificata come strada corriera e nel 1820 fu costruito il braccio sul Tescio poggiato su quattro arcate.
Divenne così la principale arteria da Perugia a Foligno, con il nuovo nome di Centrale Umbra, che sostenne, fino ai primi anni ’60 dello scorso secolo, tutto il traffico della Valle Umbra finché non fu aperta l’attuale superstrada.